Comunicato stampa del Partito Democratico della Provincia di Belluno
Belluno, 3 dicembre 2008
Il decreto per contrastare la crisi è insufficiente: bellunesi presi in giro.
Per le imprese, tardi e poco. Per le famiglie ancora più tardi e meno che poco. Per pensionati e persone sottoreddito la carità della social card. Alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto anticrisi vanno nella direzione giusta, ma il quadro complessivo della manovra non è adeguato alla gravità della crisi. Tra i provvedimenti a favore delle imprese che il Pd condivide c’è ad esempio il rafforzamento del sistema dei Consorzi Fidi, il Fondo per la finanza d’impresa e l’obbligo per la pubblica amministrazione di pagare i fornitori entro 60 giorni. Poteva essere condivisibile anche la norma sull’iva per cassa, anche se il tutto è stato rovinato dalla subordinazione della stessa ad una autorizzazione europea non necessaria che rischia di spostare l’attivazione della norma di almeno un semestre.
Per le famiglie e i ceti più deboli però siamo a poco più di uno spot. Per avere qualche euro in più in tasca le famiglie povere dovranno aspettare febbraio 2009. La social card, la cui operatività è tutta da dimostrare, è poi stata trasformata in una carta dei poveri gestita in modo centralistico. Il governo vorrebbe approvare il federalismo, ma non riesce ad affidare nemmeno interventi come questo ai Comuni. Il rischio, per assurdo, è che si avvantaggino con la social card famiglie che appaiono nullatenenti al fisco ma che hanno risorse sufficienti. Per una finanziaria che dovrebbe aiutare i cittadini restano infine inspiegabili le norme che tolgono denari dalle tasche dei cittadini: dall’aumento dell’iva sulle televisioni satellitari, all’eliminazione della norma che prevede lo sconto fiscale del 55% sugli interventi di miglioramento energetico degli edifici. Tutto questo poi non si sa per quale scopo visto che gli stanziamenti registrano un crollo drammatico del 20% in media (nel settore scuola -35%) e non vi saranno nemmeno maggiori trasferimenti agli enti locali. Non solo infatti sono stati tagliati i trasferimenti ai Comuni ed alle Province, ma con le regole del patto di stabilità si impedisce di investire ai Comuni che hanno disponibilità con interventi che sosterrebbero il ciclo economico.
Come se non bastasse quanto sopra detto, per “aiutare” i bellunesi di confine ad uscire dalla crisi e sentire meno il divario dai cugini altoatesini/trentini, il governo nazionale ha deciso di non rifinanziare il fondo Letta. Per fortuna ci ha pensato la Regione a risollevare il buon umore di noi montanari (classificati dalla Regione in serie a e b ed escludendo gli amici alpagoti, feltrini, bellunesi etc) con la bufala della tessera con sconto sul carburante. Non sorprende siano stati in pochi sinora a sottoscriverla, il problema reale non è lo scarso beneficio (solo 80 euro all’anno quando tutti sanno come incida ben di più far benzina ad esempio a San Vito di Cadore anziché a Sillian) quanto il fatto che le macchine aziendali sono state escluse dal provvedimento. Ma come si fa a decidere una norma del genere in una delle zone con la maggior concentrazione di partite iva (artigiani, imprenditori turistici etc) della Regione?
Valerio Tabacchi
Coordinatore Pd
Provincia di Belluno
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